Etiopia
Il cuore antico dell’Africa
Canyon, deserti, vulcani, montagne, altipiani.
E il più strabiliante melting pot africano, che il colonialismo non è riuscito a cancellare.
L’Etiopia non assomiglia a nessun altro luogo dell’Africa. Qui non c’è solo grande natura.
C’è anche una grande storia. Siamo nel paese delle leggendarie sorgenti del Nilo Azzurro.
I monti Siemen e Bale vantano le quote dei giganti alpini, ma la Dancalia è il punto più basso dell’Africa e nella caldera di quella gigantesca depressione ribolle un quarto dei vulcani attivi del Continente Nero.
Un numero impressionante di civiltà si è stratificato in questa terra di popoli fieri, dove il cristianesimo ha tradizioni remote, ma le tribù degli Afar, dei Mursi,dei Karo, degli Hamer, dei Nuer e degli Anuak continuano a celebrare i loro misteriosi riti di passaggio.
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Addis Abeba
Undici chiese rupestri Patrimonio dell’Umanità
Le chiese monolitiche di Lalibela, scavate nella roccia, parlano di un cristianesimo antichissimo, che risale all’età degli apostoli.
Avvolti in mantelli bianchi, i preti sorvegliano i pellegrini che si riversano numerosi in questo remoto sito del cristianesimo etiope.
Il grande reporter e scrittore polacco Ryszard Kapuściński definì Lalibela una delle otto meraviglie del mondo e l’Unesco gli ha dato ragione, inserendo le undici chiese rupestri nel Patrimonio dell’Umanità.
È una grande zattera in movimento la Dancalia.
Le placche africana, arabica e asiatica si allontanano di un paio di centimetri all’anno in questa rovente depressione, dove la terra è sconvolta dall’attività vulcanica, che ha aperto apocalittici laghi di lava, come quello di Erta Ale.
Intorno il paesaggio è chiazzato da pozze sulfuree e da distese acide.
Sembra di muoversi sulla superficie sconvolta del pianeta di un remoto sistema solare.
Perfino i laghi salati, con i cristalli che scintillano immobili a un sole implacabile, sembrano quasi rassicuranti.
Più volte distrutta e ricostruita, la chiesa di Nostra Signora di Sion ad Axum è ritenuta uno dei luoghi più inaccessibili al mondo. Qui, dove gli imperatori etiopi venivano incoronati, sarebbe infatti custodita l'Arca dell'Alleanza, la cassa di legno con il coperchio d'oro contenente le Tavole dei dieci comandamenti dettati da Dio a Mosè sul monte Sinai. Nessuno la può vedere, salvo il monaco guardiano, che trascorre la sua intera esistenza pregando al cospetto della sacra reliquia.
Una città fortificata risalente ai secoli XVI e XVII, un intreccio di architetture indiane, arabe, barocche e coloniali, racchiuse in una cerchia di mura di quasi un chilometro.
Una città fortificata risalente ai secoli XVI e XVII, un intreccio di architetture indiane, arabe, barocche e coloniali, racchiuse in una cerchia di mura di quasi un chilometro.
Gondar è un solitario sito dell’Unesco di 70 mila metri quadrati, in cui si affollano chiese, castelli e palazzi. Le loro rovine parlano di una grandezza, che, secondo gli antichi viaggiatori, superava quella della reggia di re Salomone.
Gondar è un solitario sito dell’Unesco di 70 mila metri quadrati, in cui si affollano chiese, castelli e palazzi. Le loro rovine parlano di una grandezza, che, secondo gli antichi viaggiatori, superava quella della reggia di re Salomone.
La città degli eucalipti, delle ottanta etnie, la capitale dove i tre grandi monoteismi convivono pacificamente, il «nuovo fiore» dell’Etiopia, secondo il significato della parola amharica.Oggi la grande capitale è la quarta città dell’Africa ed è uno specchio delle contraddizioni drammatiche di questo continente.
Ma è anche un luogo carico di storia, dalle chiese ai palazzi reali, agli edifici del colonialismo italiano e dell’indipendenza, dove risuonano i nomi di Menelik e di Hailé Selassié, familiari ai nostri nonni.
In questa gigantesca fossa tettonica è cominciata la nostra storia. Homo sapiens si originò tra queste rocce, davanti a questi sconfinati altopiani, fra terremoti ed eruzioni vulcaniche. Qui fu scoperto lo scheletro di Lucy, il leggendario australopiteco antenato dei nostri progenitori, che di qui partirono per colonizzare l’intero Pianeta. La Rift Valley è un emozionante santuario della vita umana. Siamo le creature più sconvolgenti, sublimi, spietate che la natura abbia prodotto. Ma osservare la culla dove tutto cominciò ci aiuta a ricordare le nostre fragilità.
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