Ci sono posti sul nostro Pianeta, dove sembra di essere su un altro Pianeta.
E’ il caso di alcune aree dell’Argentina del Nord, laddove, lasciata la “civiltà” con le sue città alle spalle, ci si inoltra sugli altopiani andini, sempre più in alto, fino a raggiungere le alte vette, per lo più vulcaniche, che separano il Paese dal Cile.
Zona remota dai contrasti cromatici incredibili. Zona isolata e primordiale, dove il passato geologico della terra domina e affascina.
La prima cosa che colpisce è il cielo, così profondo da sembrare finto. Ed è forse proprio grazie al suo blu profondo, alle sue nuvole bianche che si rincorrono, alla sua trasparenza, che i colori risaltano così tanto da lasciare sbalorditi. Lande sterminate e desolate, dove solo il vento fa compagnia alle alpache e alle vigogne, che scorrazzano libere tra ciuffi di paja brava, di un giallo intenso.
E’ la Puna, il deserto d’alta quota andino. Una distesa piatta, al di là della quale svettano le cime innevate di montagne e vulcani. Coni perfetti, questi ultimi, che con la loro un tempo intensa attività, hanno creato molte delle meraviglie che caratterizzano questa terra.
E’ il caso del Campo di Piedra Pomez, un’area di dune bianche e di pietra pomice che, l’erosione degli agenti atmosferici, ha trasformato in rocce dalle forme contorte e particolari: funghi, panettoni, castelli e palazzi immaginari.
A camminarci in mezzo, ci si scorda di essere sulla Terra.
Stesso colore, ma un orizzonte che si perde lontano, è quello che caratterizza l’area di Salinas Grandes. Qui il bianco è ancora più brillante, accecante. Esagoni perfetti di sale piastrellano il suolo e sprofondano in piscine turchesi, i cosiddetti “occhi” del Salar.
Accecante è anche il giallo della Mina Julia, una miniera di zolfo a cielo aperto, dove il vento soffia forte e diffonde nell’aria un odore penetrante, insieme al pulviscolo del minerale.
Ma è sempre il nostro Pianeta? Sì, e lo è anche il Labirinto, un deserto di argilla rossa, attraverso il quale corre una pista sterrata, che si perde tra le dune fossili, al di là delle quali spuntano le bianche vette andine per ricordarci che non siamo su Marte. E poi c’è ancora la Sierra di Hornocal, dove le spinte geologiche hanno dato origine a strisce colorate perfette sui fianchi delle montagne: ocra, verde, giallo, rosso, nero si alternano insieme ai minerali che le originano.
Sembra la tavolozza di un pittore.
Un pittore gigantesco che ha usato i suoi pennelli per lasciarci senza fiato.
IL VIAGGIO PERFETTO PER TE