Ci sono montagne che diventano leggenda.
Lo diventano per la loro storia, per quella degli uomini che per primi hanno conquistato la loro cima, o semplicemente perché sono belle, talmente belle da togliere il fiato.
Tra queste, senza alcun dubbio, c’è il Cerro Torre.
Sorge nel cuore della Patagonia, al confine tra Argentina e Cile.
Anche se è alto solo poco più di 3000 metri, le sue pareti, che si stagliano contro il cielo tempestoso dell’estremo Sud del mondo, sono così ripide da non avere eguali.
Un vero e proprio “grido di pietra”, come è soprannominato e come è conosciuto grazie al bel film omonimo del regista Werner Herzog che, su idea di Reinhold Messner, ha voluto tradurre in linguaggio cinematografico la straordinaria e drammatica impresa di Cesare Maestri e Toni Egger, i primi due uomini ad aver conquistato la montagna.
Forse. Perché i misteriosi eventi verificatisi durante questa prima ascensione (che costò la vita a Toni Egger) sono ancora oggi uno dei più grandi e irrisolti misteri della storia alpinistica.
Ma non occorre essere climber esperti per godere dello spettacolo che il Cerro Torre, e gli altri picchi che lo circondano, tra cui il Fitz Roy, sanno regalare.
Ci si può godere lo spettacolo già arrivando a El Chalten, il grazioso paesino che sorge proprio ai loro piedi.
Percorrendo il lungo rettilineo che giunge al villaggio, in mezzo a due file di alambrados, i recinti che delimitano gli spazi patagonici infiniti e vuoti su cui si rincorrono timide vigogne ed alpache, al di là di bassi contrafforti morenici, le Torri svettano con la loro eleganza e la loro verticalità.
Davvero un paesaggio unico, imperdibile.
Il Cerro Torre, con il suo “fungo” di ghiaccio in vetta, è lì.
Pare di poterlo toccare.
Ma è una delle tante illusioni che regala questa terra alla fine del mondo.
Misteriosa e aspra. Che si mostra quando vuole, perché qui il tempo è capriccioso e sembra voglia darle una mano a nascondere le sue indescrivibili bellezze.
D’altra parte, come Antoine de Saint-Exupéry (che questa parte del mondo la conosceva bene) fa dire al Piccolo Principe, “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
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