Spettacolare e spettrale, è detta “la porta del cielo” perché da qui è possibile osservare l’Universo come da nessun altro luogo sulla terra.
E’ l’Atacama, il deserto costiero lungo più di 1500 km, che occupa il Cile nord occidentale. Dicono sia il luogo più secco del nostro mondo, 50 volte più arido della Death Valley. A causa della sua posizione, schiacciato tra le Ande e l’Oceano dove scorre la corrente di Humboldt, qui non piove mai.
O quasi mai.
Secondo la fantasia dello scrittore cileno Luis Sepulveda la pioggia cade un solo giorno all’anno, ma non tutti gli anni, la notte tra il 30 e il 31 marzo, e il deserto si ricopre di piccoli e vacui fiorellini rossi: le rose di Atacama. A mezzogiorno sono già sparite, riarse dal sole infuocato.
Qualcuno le ha viste, gli antichi indios Atacama, gli incas, i conquistatori spagnoli e gli operai del salnitro, che qui hanno consumato le loro vite in villaggi fantasma, dove pare ancora di intravvedere le loro ombre ingobbite aggirarsi rivendicando diritti mai ottenuti.
Non c’è comunque bisogno delle Rose di Atacama per colorare questa terra che offre contrasti cromatici unici al mondo.
Le lagune verdi, azzurre, rosse e bianche di ghiaccio o di sale, dove timidi fenicotteri rosa hanno trovato il loro habitat ideale. I vulcani, la cui cima innevata si staglia contro il cielo terso, i gayser e le pozze geotermali, che avvolgono con vapori e fumi dall’acre odore di zolfo, colorando di giallo la terra scura.
E poi la Valle della Luna, con le sue rocce e le sue sabbie, che il sole al tramonto tinge di rosso regalando un’atmosfera surreale, aliena.
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